mercoledì 30 marzo 2011

Follie tecnologiche

Camminavo per le vie cittadine con il mio impermeabile e delle scarpe col tacco definite "alla francesina" dall'amica Cia. La strada principale della Funkcity, solitamente già stracolma di teste e gambe intente a spintonarsi, ora sembrava avere quadruplicato la sua densità di popolazione usuale.

"Bitte! Bitte! Können sie mir einen Foto schiessen?!"

Una signorina mi chiede di scattarle una foto. Mi guardo intorno e realizzo la moltitudine di persone accatastate addosso ad una vetrina, ad un negozio, ad una strada ad un quartiere. Alcune di loro attendono in fila formando un lungo millepiedi attorcigliato nelle vie adiacenti al fatidico negozio. Osservo meglio e aguzzo le orecchie, sento una parola che si ripete continuamente... ai...ai pe... Oh cavolo tutto questo per l'iPad 2?!

"O'Tactac, amore, non ci crederai! C'era un mucchio di gente! Alcuni ragazzi avevano addirittura portato i divani da casa!"
"Pazzesco!"
"Sì cose da matti, e solo per quella specie di computer. Pensa che per tenere compagnia alle persone incolonnate avevano anche messo degli altoparlanti con la musica. E tutta la gente faceva fotografie, filmati, cantavano, urlavano!"
"Incredibile!"
"E poi i commessi dentro al negozio, prima di fare il countdown per l'inizio delle vendite, facevano l'aola! Come allo stadio, capisci?"
"Da non credere!"
"Poi ad un tratto scocca l'ora delle vendite e non ci crederai..."
"Cosa, dimmi!"
"Ogni commesso usciva dal negozio e andava a prendere un singolo cliente, lo salutava con una grossa stretta di mano e lo faceva entrare in quello che sembrava più che altro un tempio sacro. Intanto tutti li applaudivano! Sai, tutta questa mania la studierei dal punto di vista antropologico. Sì, ne farei una ricerca. Cosa spinge queste persone ad impazzire per un prodotto e perché vengono osannate non appena sono pronti a comprarlo? Sono delle dinamiche interessanti, sai?"
"Sì, interessantissime... Seguimi."
"Ehi, ma dove stiamo andando? Perché siamo entrati in questo negozio multimediale?"

Osservo meglio O'Tactac. Il suo completo da lavoro, una camicia azzurra, le scarpe nere lucide e... un guizzo negli occhi. Un'insolita frenesia. Gambe più sveglie e agili che si divertono in saltini nervosi. Un sorriso stampato a dentatura completa. Comprendo che avrei potuto iniziare la mia ricerca antropologica sui prodotti Apple già nell'immediato presente.

"Muoviti Lola! Forse qui non li hanno finiti!"


Lola :-)

venerdì 25 marzo 2011

Una festa per Nina

Tortillas?
Ci sono.
Peperoni e verdure varie?
Ci sono.
Avocado?
C'è.
Ok, da bere?
Sì, ci ho pensato io. Tutto il necessario per mojito!
Grande Tiff, sapevamo che non c'avresti deluso.
Carne?
Sì l'ho presa io.
Anche io l'ho presa.
Quanta carne?!
Mmmh, un chilo e mezzo. Cavolo, un chilo e mezzo per 5 ragazze.
Meglio di più che di meno. Coca cola?
Ops!
No, la coca cola dobbiamo comprarla, altrimenti come digeriamo. Non esiste una festa senza coca cola. È come la luna senza il sole, il pane senza la nutella, l'Argentina senza il tango, Vasco Rossi senza i "beh" e i "e già", come...
Ok! Ok! Ti prego! Compriamo la coca cola domani, ora concentrazione.
Decorazioni rosa pink?
Ho preso decorazioni rosse con cuori. Di rosa c'era solo la serie di Hello Kitty.
Perfetto. Ombrellini e cannucce?
Ci sono.
Coroncina in plastica con velo bianco incorporato?
Presa.
Ebbene ragazze, direi che siamo pronte. Che la preparazione abbia inizio!

Come di risposta ad un ordine militare le Funkfunk si mettono all'azione. Con lavoro minuzioso e produttivo, come piccole formichine, hanno addobbato la cucina della funkcasa. La ghirlanda a forma di cuori, gli ombrellini scintillanti sui bicchieri e i palloncini satinati per donare un po' di charme, tutto era pronto per l'addio al nubilato di Nina. L'amica di lunga data celebrerà il suo matrimonio per la seconda volta in Portogallo quest'estate. Sì, per la seconda volta, ma è una lunga storia. Le pazze funkfunk hanno programmato un piccolo viaggio per assistere al grande evento e farsi un giretto in qualche calda spiaggetta. Ma prima bisognava preparare una festa per la sposa con i fiocchi.

Sembra tutto pronto... Attacca meglio quel palloncino... Ecco. Il boa di piume lì... Perfetto.
Bene. Cosa manca?
C'è tutto.
Tutto tranne una cosa.
Cosa? La sposa?
Noooo, la coca cola! Non esiste una festa senza coca cola! È come la Bohème senza Puccini, come un gatto senza miagolii, come...


Lola :-)

mercoledì 23 marzo 2011

Il gattino Pitschi

Può accadere che l'inaspettato ti sorprenda. Proprio in uno di quei giorni nei quali ti aspetti che tutto vada come è sempre stato, l'inaspettato ti scuote piacevolmente. Ero ad una lezione di pedagogia, pronta ad acquisire modelli sull'apprendimento, quando una studentessa...

"Cari colleghi, il mio compito sarebbe quello di esporvi per l'ennesima volta le teorie e gli esperimenti di Bandura, ma io voglio raccontarvi una storiella. Voglio raccontarvi la storiella del gattino Pitschi, forse qualcuno di voi se la ricorderà dai tempi dell'asilo."

Mentre guardo le illustrazioni del libricino apparire sulla lavagna luminosa, sono indecisa. Qualcuno dovrebbe ricordarle che siamo all'università? Ascolto comunque quella ragazza che comincia a raccontare, con serietà e compostezza inusuali, una storiella per bambini.

Pitschi era un piccolo gattino coraggioso. I suoi fratelli gatti, che giocavano con batuffoli di lana o allungavano i loro piccoli artigli disegnando figure sul terreno, lo annoiavano. Pitschi non si sentiva come loro, lui era diverso. Un giorno il gattino decide di scoprire quell'orizzonte che vedeva ogni giorno al di là della staccionata. Lasciò la sua casetta e cominciò a cercare qualcosa di indefinito, qualcosa che ancora non conosceva. Sul cammino incontrò un grande gallo dalle piume variopinte, la bellezza di quella creatura lo catturò. Pitschi decise che voleva essere così, sarebbe diventato un gallo. Lo osservò a lungo e piano piano riuscì a imitare la camminata zompettante e il movimento ritmico delle ali. Molta più fatica gli costò l'apprendimento del potente chicchirichio. Ma quando vi riuscì, tentativo dopo tentativo, il gallo non poté che rispondere con lodi e danze. Felice di avere trovato la sua nuova natura, Pitschi seguì il gallo sulla strada verso il pollaio. Improvvisamente una creatura nera intrinsa di piume rosse e arancioni si piazzò di fronte all'amico gallo. I due si dichiararono guerra con versi e salti minacciosi e si scaraventarono con rabbia l'uno contro l'altro. Il combattimento dei galli fece tremare Pitschi che scappò nascondendosi dietro ad un tronco mozzato. Non poteva essere un gallo, non sarebbe mai riuscito a combattere in quel modo. Pitschi tornò a casa, unico luogo che conosceva. I fratelli gatti prepararono una festa in onore del suo ritorno. Pitschi era quello che era. Era un gatto, un gatto felice di essere un gatto.

Ogni sequenza della storia esemplificava in maniera chiara e semplice un complesso modello teorizzato dal mondo scientifico. Le illustrazioni parlavano ai bambini in una lingua e a noi adulti in un'altra. Forse avrei dovuto evitare snobbismi accademici. Sono io a dovere ricordare che siamo all'università e che l'università, come ogni altro luogo, può accogliere l'inaspettato.

Lola :-)

lunedì 21 marzo 2011

Conversazione privata

Ela: "Ciao!"
Lui: "Ciao."
Ela: "Non sei contento di vedermi?"
Lui: "Mmm..."
Ela: "Come sarebbe a dire?"
Lui: "Sì, sì... sono contento di rivederti."
Ela: "Ah bene, perché mi sei mancato molto!"
Lui: "Mha..."
Ela: "Ma che hai? Potresti dimostrare un po' più di allegria! Io, in fondo, sono sempre contenta di vederti!"
Lui: "Sì, certo, ma l'ultima volta che ci siamo visti era al massimo un'ora fa, e questa è la quinta volta oggi! Dammi un po' di tregua insomma, non ne posso più!

Il caffè, mio intimo amico, non mi sopporta più... Segno che forse dovrei smettere di bere?


La vostra Psychoela caffeinomane

venerdì 18 marzo 2011

Ela

Ela ha un profilo perfetto, le labbra rosse e carnose ed una frangia bruna scura scura che le cade sulle sopraciglia. Ha un corpo esile che l’aiuta a nascondersi dietro agli alberi o ai pali della luce quando l’atmosfera diventa troppo fitta o troppo buia. Ma questo non te lo racconterà mai, lei non parla di sé. Lei canta di sé. Prende la sua chitarra tra le braccia, si aggrappa a quella cassa armonica e crede nella sua magia. Inarca la mano sinistra in accordi abili e muove il ritmo con forza.  Poi arriva la sua voce potente, sembra arrivare da un’altra epoca, qualcuno da qualche luogo lontano gliel’ha regalata senza chiedere niente in cambio. 

Ela canta e non lo sa quanto vale, non lo sa che ti fa credere nell’impossibile.


Lola

mercoledì 16 marzo 2011

VM2, Il vicino molesto 2

Uno dei tanti dilemmi che mi affligge negli ultimi tempi riguarda le caratteristiche comportamentali dell'essere umano e il loro funzionamento. In particolare mi interrogo su di una precisa reazione umana, ovvero la risata, il riso, quel momento di giovialità che ti porta a emettere suoni dalla bocca. Perché?
Perché le Funkfunk hanno un vicino di casa molesto, un VM, che ad una certa ora della sera scoppia in risate isteriche tanto da avere bisogno di una bombola d'ossigeno subito dopo. Ma perché VM ride così? Quali leggi, naturali o culturali lo portano ad assordare tutta la funkcasa?!

"Ela mi hai sentito ieri sera?"
"Ah sì, hai gridato qualcosa al VM, giusto? Ero in dormiveglia e non ricordo."
"Sì ho gridato. Ero al telefono con O'Tactac e il VM continuava a ridere impazzito... Sono mesi che va avanti così e ad un tratto non ci ho visto, mi sono riempita i polmoni di aria e ho gridato. Ho gridato capisci?!"
"Ehm sì e cosa hai gridato?"
"Ho gridato "Ruhe, Still!""
"Mmh con la tua vocina da Cristina d'Avena doveva sembrare minaccioso..."
"Mi sono sentita in colpa... Era meglio scrivere un bigliettino, ma tu e Francis me l'avete bocciato."
"Scrivere un bigliettino è da svizzeri tedeschi funklandesi, non si fa dai."
"Bé gridare in quel modo è da pugliese incallita..."
"Mmh... ma è quello che sei, no?"
"Ma guarda te! Ela, l'incarnazione terrena della sinistra moderata, mi definisce terrona?"
"Non ho mai detto quella parola, comunque è quello che siamo..."
"Quella parola è T-E-R-R-O-N-A, si può pronunciare sai? Non fa male."
"E allora sì sei una terrona-pugliese-nazionalista, e sai perché?"
"Sentiamo..."
"Perché tu ripugni i panzerotti calabresi! Sì, ecco perché. Per te esistono solo i panzerotti pugliesi!"

 In quel momento ho capito. La frase di Ela sulla nazionalità del panzerotto ha aperto uno spiraglio ed una risposta si è presentata dall'alto. Non c'è nessuna legge naturale o culturale che spinge il VM a fracassarci i nervi con le sue risa. Non è la genetica o la nostra cultura che ci spinge ad essere degli idioti, siamo noi! Lo scegliamo indipendentemente...

"Senti, panzerotti pugliesi, calabresi, uzbechi o no, che sia da terrone, svizzerotte, da ragazze pom pom, da ghibellini, da unicorni  o da amazzoni, noi qui dobbiamo fare qualcosa."
"Ok... vada per il bigliettino?"
"Vada per il bigliettino."


Lola :-)

lunedì 14 marzo 2011

Come si fa...

Come si fa a pubblicare un buffo dialogo sul nostro piccolo e sconosciuto blog, quando subito dopo si legge una pagina online d'informazione e...

Vedo una donna, doveva essere distinta ed elegante, prima. Ora le gambe sottili e nude, solo una giacca imbottita a coprirle il corpo. Quelle gambe così belle, che un tempo avrebbero donato attimi di paradiso a qualche passante, ora non reggono il peso del suo corpo. Piegate su sé stesse si abbracciano tra loro, si comprimono mosse da spasmi. L'espressione del volto, Dio mio, quel viso... È più disperato lui, che tutte le macerie, le auto giocattolo e quei corpi ammassati.

Ditemi voi come si fa... Io non ce la faccio.

Lola

mercoledì 9 marzo 2011

L'urgenza

Stavamo tutte appoggiate in posizioni impossobili addosso al tavolo della cucina. Il povero tavolo della cucina che per qualche capriccio ormonale di una Funkfunk è stato spostato dalla sua posizione usuale e attaccato completamente al muro. E lì, in quelle posizioni da ricerca meditativa dei punti chakra, Lola decide di svelare una sensazione intima e allo stesso tempo furiosa.

"Ragazze..." Comincia con un tono preoccupato, come se quello che stesse per condividere fosse fin troppo pesante da rimanere intrappolato tra i denti. E se non avrebbero capito?
"Ragazze, è da qualche giorno che mi sento strana. Sento tutto che si muove e io rimango ferma, statica. È una sensazione alla bocca dello stomaco, come se mi si stesse aggrovigliando tutto... Sento il mio corpo che cambia, il peso di tutto questo, capite? Lo sento da qui, dalla pancia. Non so come spiegarlo... Io sento un'urgenza."
Le Funkfunk rimangono in silenzio, fissano Lola dritto dritto in faccia e poi guardano la sua pancia che lei sta sringendo con le mani. Allora Francis le mette una mano sulla spalla e chiede come si farebbe pazientemente ad un folle: "Devi andare in bagno?"

"Ma no Francis, parlavo dell'urgenza del vivere, no?"
"Va beh sarà, sempre urgenza è..."

Lola :-)

lunedì 7 marzo 2011

Il Ciclo della Vita

Il percorso delle Funkfunk sta per giungere al termine...

Nella nostra introduzione si diceva che spesso ci chiediamo ancora perché non abbiamo scelto di fare la fiorista o la parrucchiera, una via piú semplice che t’introduce subito nel campo lavorativo. La risposta è che noi, Funkfunk, abbiamo deciso di seguire i nostri sogni, forse piuttosto inconsci, e dimostrare alle persone che non credevano in noi, che anche Noi facciamo parte di quel gruppo di studenti in grado di affrontare una sfida come quella dell’università. Noi, Funkfunk, crediamo in noi stesse e in quello che facciamo. Questa è la filosofia che “ci ha” insegnato il corso di Body Combat. E questo credere nelle nostre capacità ci ha portate fino al nostro primo traguardo, che è il Bachelor. 

  Infatti, pochi mesi mancano alla nostra prima “laurea”. Cosa faremo dopo? Ancora non si sa. è probabile che qualcuna di noi cambi università e quindi vada via da Funklandia. Solo il pensiero che le Funkfunk si potrebbero dividere mi rattrista. Questi quattro anni di convivenza mi hanno permesso di conoscere a fondo le persone che siete e devo dire che siete veramente SPECIALI Funkfunk! Con voi ho imparato tante cose, per esempio:          
              

             -   Non usare lo spray al pepe in luoghi chiusi (se non voglio morire soffocata) 
-   Dare l’acqua dei tortellini alle piante (per farle morire)
    -          Dare i nomi agli insetti morti, alle piante e agli strumenti musicali
-          Credere nei  fantasmi
-          Mandare a fuoco il pane nel forno
-          Fare il tiramisú con le uova poco fresche
-          Credere che l’amore non ha età (vero Mr. Green?)
  -   Truccarmi (a 22 anni ancora non sapevo truccarmi e mia mamma è un’estetista :))
 -  Spaventare Ela con un semplice “Booooo”, come accade con i bambini


Mi avete dato veramente tanto e mi siete state sempre vicine nel momento del bisogno. Con voi ho riso fino a stare male e mi sono divertita da morire! Rifarei ogni singola cosa di questi quattro anni!!

Saró patetica, ma voglio ringraziarvi pubblicamente per questi quattro anni stupendi vissuti insieme e voglio dirvi che siete delle amiche UNICHE e SPECIALI!!! E per me, che di sorelle Dio non me ne ha volute dare, siete delle sorelle acquisite :D

VI VOGLIO BENE!

Francis

domenica 6 marzo 2011

VM, Il vicino molesto

Adesso basta, ora bisogna dirlo. Abbiamo atteso abbastanza. Speravamo fosse un inconveniente casuale. Uno sfogo. Una fissa momentanea. Un ululato improvviso ma ripetitivo. Qualcosa che insomma dopo un po' sparisce, si dilegua, si disintegra! Invece no. Francis e Tiff sono fortunate. Le loro camere sono abbastanza distanti da rimanere illese. Lola ed Ela invece sono giusto giusto a tiro. Ebbene ora basta. Dopo giorni di pazienza nonché settimane di interrogativi senza prese di posizione ora le funkfunk passano all'azione. Devono escogitare un piano per sbarazzarsi del vicino di casa molesto, il quale ha una risata agli ultrasuoni che attraversa le pareti del funkappartamento e ci fa rivoltare le viscere!

PIANO A: Suoniamo alla porta del vicino molesto (d'ora in poi, chiamato VM per evitare ripercussioni gravi nel caso in cui questo documento top secret fosse da lui scoperto) e gli chiediamo di non ridere così forte... Pessimo, meglio passare al piano B.

PIANO B: Ci raduniamo tutte in camera di Lola, quella più vicina al vicino molesto. Poi ci riempiamo i polmoni come mongolfiere e scoppiamo in una risata maleducata, una diabolica risata tutta di gola. E se non fosse in casa? Meglio passare al piano C.

PIANO C: Ci infiliamo una tutina nera attillata e siccome non ce l'abbiamo perché non siamo mica le Charlie's Angels, ci mettiamo le calzamaglie di lana grossa, e un altro paio in testa come passamonatagna. Così nella versione femminile di Aldo, Giovanni e Giacomo, equipaggiate di torcia, ci infiliamo nell'appartamento del VM e cerchiamo di scoprire la fonte di tanto divertimento. La distruggeremo!! No... non abbiamo abbastanza calzamaglie... Piano D?

PIANO D: Nel caso in cui i piani A, B e C non fossero stati fruttuosi, arrendersi. Siete delle checche. La dannazione di una risata malefica, a singhiozzi, rivoltante, insensata, ululata e strillata a più non posso vi perseguiterà per l'eternità, care e sciocche Funkfunk. VM ha vinto.

Le disperate Funkfunk, sull'orlo di una crisi di nervi.

P.S. Voi, cari lettori senza risate capaci di infliggere traumi irreversibili, avete qualche idea?

giovedì 3 marzo 2011

“Pausa” Pranzo

Al liceo si tornava a casa da una giornata intera a scuola, pausa pranzo compresa, e quando la mamma chiedeva “che cosa hai fatto di bello a scuola?”, si rispondeva ormai quasi automaticamente “la pausa”. All’università di Funklandia, non si può più nemmeno dire questo. No, perché la pausa pranzo è uno dei momenti cruciali per fare tutte le attività legate alla scuola che iniziano per ri-: ripetere, recuperare, rileggere; inoltre è il momento in cui si può osservare l’incredibile capacità di noi studenti di fare cinque cose (di media) alla volta.  
Suona la campanella nell’edificio principale dell’università, studenti affamati si riversano fuori dalle aule e si catapultano in caffetteria per andare a prendersi un simil-panino ultra insipido. Poi riprendono a catapultarsi per andare ad appropriarsi di un posto qualunque per andare a ri-fare tutte le cose che non sono riusciti a fare prima. A mezzogiorno e mezza, quando le catapulte ormai sono cadute, la situazione è un po’ più calma:
Su ogni piano che si affaccia sull’immenso salone in stile neoclassico chiamato simbolicamente “il cortile della luce” (non sto scherzando, anche se sembra la pubblicità per una setta!!), ci sono appollaiati studenti. Appollaiati, aggrappati, penzolanti, tutto fa pensare a uno zoo piuttosto che all’università.
Io sono riuscita a sedermi in mezzo alle colonne greche che sostengono il cortile della luce, e ammiro, abbagliata, la gamba di un ragazzo che penzola giù, nel vuoto dei tre piani sottostanti. Il ragazzo è seduto sul parapetto e (ri)legge un libro, intanto telefona. Il panino insipido è appoggiato vicino a lui con una bottiglia d’acqua e davanti sta il suo più fedele amico, il computer, per guardare le email. Dunque, ricapitolando, il ragazzo sta leggend-telefonand-mangiand-bevend- e- controllando le email. Cinque alla volta. Non male, è nella media.
“che cosa hai fatto di bello oggi a scuola?” mi chiede Lola quando torno a casa.
“Sono andata al gabinetto”, rispondo io, perché ormai anche la mia pausa è stata come quella del ragazzo dalla gamba penzolante, ma MI RIFIUTO di pensare che ci sia davvero un psycho che studia anche al wc…
:D Ela

mercoledì 2 marzo 2011

We won't surrender!

"Ela, te lo dico già, non so se ce la farò a resistere fino alla fine..." Ci eravamo cacciate in un bel pasticcio, o piuttosto, io avevo cacciato tutte e due in un bel pasticcio. Stavamo per innoltrarci nel grande tempio del fitness, pieno di corpi caldi e attrezzi meccanici pronti a tritarli, stavamo per entrare nell'immensa palestra funklandese. Avrei dovuto gridare mea culpa, buttarmi in ginocchio e strapparmi le vesti in segno di pentimento, ma non l'ho fatto. Siamo entrate in uno spogliatoio stracolmo di ragazze di ogni tipo e misura. Con le nostre scarpe da ginnastica, tanto nuove da tradire il nostro atteggiamento un po' goffo da super fit girls, siamo entrate nella sala predisposta per il corso di BODY COMBAT. Ebbene sì, Ela e Lola avrebbero combattuto, o almeno finto di combattere, per 55 min., per 55 interminabili minuti!

"Hallo zusammen! Seit ihr bereit für den Kampf?! Are you ready to fight!"
"Yeahhhhhh!" I nostri compagni rispondono all'insegnante-guerriera con un urlo sgolato pieno di rabbia. Vicino a me due ragazzi tatuati a chiazze dalla testa ai piedi. Guardo Ela e mi scuso con lo sguardo. Appena in tempo, perché in un attimo parte una musica dance dai bassi potenti. Come di risposta ad un comando militare, tutti guardano lo specchio di fronte e fingono di combattere col nemico. Le due Funkfunk, cercano di stare dietro a quei movimenti impazziti, calci, salti, pugni, ginocchiate e gomitate.

Ma il peggio doveva ancora venire... La musica di Brave Heart invade la sala...
"Voi siete dei combattenti coraggiosi! Voglio sentirvi!"
"Uhh! Ahh!"
Guardo Ela e me la immagino vestita di pelli con i capelli sporchi di fango, proprio come Mel Gibson nel film. Orribile pensiero...

"Coltivate il vostro cuore, combattenti!!"
"Uhh! Ahh!!"
L'insegnante-guerriera rotola i polsi l'uno intorno all'altro e disegna un arco immaginario... "Tirate! Sfrecciate le vostre freccie, cuori impavidi!"
"Uhh! Ahh!"
"We won't surrender!! Non ci arrenderemo!"

Se me lo avessero predetto, se mi avessero detto che io ed Ela saremmo state in un'aula, davanti ad uno specchio, sudate come non mai, a tirare freccie in stile Brave Heart, che saremmo state apostrofate come guerriere impavide, accanto a ragazzi e ragazze urlanti, arrabbiati, che sprizzavano sali minerali a destra e a manca, beh pensate che ci avrei creduto?

Ci trasciniamo fuori a fatica, vogliamo acqua per le nostre bocche e acqua per lavare quei vestiti appiccicati ovunque... Con un filo di voce chiedo:

"Ela, allora? Che facciamo ci ritorniamo?"
"Beh,'We won't surrender' no?"


Lola feat. Ela, le vostre Brave Hearts funklandesi