giovedì 24 novembre 2011

La busta e la bambina

Ci sono buste e buste. Sì, intendo le buste da lettere. Di buste da lettere ce ne sono di diversi tipi: piccole, grandi, di formato medio, profumate, colorate, fatte a mano o stampate. Ma sapete quali sono quelle da temere di più? Quelle che ti attorcigliano la gola e lo stomaco in una strizzata di panni? Quelle che, non appena le vedi distese dolcemente nella tua buca delle lettere, hanno il potere d'immobilizzarti e di fermare il ritmo frenetico funklandese? Quelle grandi, cari lettori. Temete e tremate alla loro vista, perché nulla potrà impedirne l'impatto inarrestabile. Lola lo sa, sì anche Lola lo sa...

Sta per uscire, Lola, con il suo cappottino marrone, i guanti e il cappellino color panna. Ha imparato a camminare veloce, anche se non è in ritardo, perché qui i funklandesi è così che si distinguono. Saluta per le scale Asako, la giapponese del piano di sotto, che sta trascinando un pino verde su per le scale. "Ma i giapponesi fanno l'albero di natale?" si chiede Lola mentre inforca la maniglia del portone e si abbandona in un salto all'aria gelida di Funklandia. I tre scalini di pietra ed ecco, di fronte a lei, la bucalettere, quell'oggetto d'uso quotidiano che è diventato un assiduo frequentatore dei suoi incubi. Lola ferma il passo e lo adegua a quello di un bradipo pigro...

"Ecco la cassetta delle lettere. Ora, Lola, dacci un'occhiata veloce. Non ti preoccupare, non troverai una busta grande. Dai, conta fino a tre e aprila. Uno... Due... Tre... Quattro... Cinque... Ma no devi contare fino a tre e poi apri! Dai, da capo! Uno... Due... Tre!

All'interno di quella cassettina, Lola vede una busta da lettere che le pareva ancora più grande della grandezza massima. Era stata spedita dal museo, quello strano museo dai modi di fare bizzarri. La risposta era chiara: "Gentile Signora Lola, non possiamo tenere in considerazione la sua candidatura, per questo le restituiamo tutto il suo dossier di documenti. Le auguriamo buona fortuna per il suo futuro lavorativo."

La busta grande ha colpito ancora, le parole scelte sempre le stesse. Non si tengono nemmeno i tuoi dati, il tuo curriculum di una vita. Lo rimandano al mittente. Mi rimandano al mittente.

Era questo che pensava Lola sul tram che la portava all'università funklandese, quando improvvisamente qualcuno le sorride. Una bambina dalla pelle scura e la fisionomia indiana, imbacuccata in una giacca imbottita rosa fucsia, la fissa sorridendo. La nostra Funkfunk sorride a sua volta. Allora, la bimba decide che sorridere non è abbastanza e con le manine ricoperte di guanti morbidi e cicciotti sventola le braccia in segno di un buffo saluto.

Certo, le buste grandi incutono molteplici paure, ma una bambina, che decide di farti sorridere, le spazza via tutte.


Lola :-)

venerdì 18 novembre 2011

Yeswomen

In novembre Funklandia ti mette il broncio, s'ingrigisce. E tu, per non urtare la sua sensibilità, non puoi che assumere quell'aria maliconica e turbata dei poeti romantici. Solo che, bisogna dirglielo a Funklandia che bastano le difficoltà di tutti i giorni a deprimerti e che la sua indifferenza non è che la goccia che fa traboccare il vaso. Sono questi i pensieri che tormentano Lola negli ultimi giorni, si riscaldano e si cuociono per benino nella sua mente, come patate in un pentola a pressione. Finché poi il miscuglio letale scoppia...


Giorno I:

"Ela, non può andare avanti così, ascoltami!"
Lola è ancora in pigiama, i capelli arruffati in un nido d'uccelli e l'odore di caffè del primo mattino al suo seguito. Si butta all'impazzata sul letto di Ela, incrocia le gambe e continua:
"Siamo cambiate, Ela. Siamo così prese da questa corsa per arrivare da qualche parte, che ci siamo dimenticate dove stiamo andando. Corriamo per correre... capisci?!"

Ela sa riconoscere per bene le uscite matte di Lola, sa che deve solo fare un cenno del capo per far sì che l'amica si esplichi meglio.
"Siamo sempre lì, pronte a dire NO. E perché? Per che cosa?! Per nulla cara Ela, nulla! Siamo assorbite dallo studio, dai datori di lavoro che non rispondono, dai pratici pagati una cippa e quando ci si presenta l'occasione di ridere, di scherzare, un'occasione leggera, chiamamola così, sai cosa facciamo?!"
"No..."
"Giusto! Noi diciamo di NO! Di NO, capisci?!"

Ela si raccoglie nei suoi pensieri solo per un attimo, quell'attimo che le consente di capire, di afferrare il messaggio importante di Lola.
"Hai ragione, sai? Siamo diventate vecchie..."
"Ma dobbiamo reagire e sai qual'è il primo passo?"
"Qual'è..." Ela teme il peggio, va bene la presa di coscienza, ma anche la presa di posizione è un po' troppo.
"Twilight! Noi andremo a vedere quel film sui vampiri, parlo con Francis, la convinco io. Abbiamo bisogno di fare una cosa stupida. Abbiamo bisogno di dare un'altra possibilità alle cose, abbiamo bisogno di dire di SÌ!"


Giorno II
"Lola, avevi ragione! Dobbiamo essere delle Yeswomen, dobbiamo dire di sì. E io l'ho fatto!"
Con il suo sorriso Mentadent, Ela conduce la sua coinquilina in cucina.
"Ho deciso di dire di sì e di dargli una seconda possibilità!"
"A chi?"
"Alla barbabietola! L'ho comprata, l'ho tagliata e l'ho mangiata. E ti dirò non mi è nemmeno tanto dispiaciuta!"


Un sorriso mentadent a tutti,
Lola :-)

giovedì 10 novembre 2011

Il wild west, ma tutte a me?

Bene, ha messo i jeans. Sì alla fine ha messo i jeans, per mostrare che è una persona semplice. Poi ha messo la giacca a quadri con le toppe marroni sui gomiti, che fa tanto inglese. Sì, perché così dimostra che ha carattere. E infine ha arricciato un po' i capelli, e sì per sembrare più gentile e armoniosa. Bene, Lola è pronta, un colloquio al museo l'attende.

"Hai mai fatto qualcosa del genere?" Una biondina, tipica svizzera tedesca, si rivolge a Lola. Insieme guardano la trentina di studenti, tutti desiderosi di ricevere quel lavoro.
"Nein," risponde la nostra Funkfunk "è il primo colloquio che faccio..." Le due giovani si sorridono, cercando di farsi forza come possono.
Un donna sale su di un palchetto di fronte ad un pubblico di giovani aspiranti, il rumore dei suoi stivali rimbomba nelle orecchie di Lola che si ripete istericamente che i tempi del wild west sono passati e che quella donna dalla camminata decisa non estrarrà mai una pistola e non sogghignerà mai con un bastoncino incastrato tra i denti.

"Na gut, Ich begrüsse euch ganz herzlich zu dieser Informationsveranstaltung" la cowgirl ci dà il benvenuto. "Ora vi spiego il procedimento di questa seduta. Ognuno di voi dovrà salire al piano di sopra, lì ci sarà un tavolo con tre fogli. Voi dovete iscrivervi su di un singolo foglio, in questo modo vi annuncerete per il colloquio che durerà quindici minuti. Ci sono domande?"

Mmm Lola avrebbe voluto chiedere, se per salire al piano di sopra avrebbero dovuto superare un percorso ad ostacoli o gareggiare uno contro l'altro con le gambe legate tra loro per raggiungere per primi i famigerati formulari. Ma niente, ogni ragazzo, ogni ragazza, si alza lentamente e in una fila indiana, che manco alle processioni, si dirigono verso le scale.

"Lei è la signora Lola, giusto? Lola." ripete due volte il nome, la cowgirl, forse perché Lola deve avere avuto un'espressione poco convinta, dovuta piuttosto al timore per qualche ipotetica arma da fuoco nascosta sotto la scrivania.
"Sì, sono io." Un sorriso di quelli impostati, caratteristici della formalità lavorativa, dà il via all'interrogatorio.
"Signora Lola, potrebbe elencarmi i suoi punti forti?"
"Signora Lola, mi dica, cosa si aspetta da questa posizione?

Sembra un colloquio normale, le domande sembrano essere quelle classiche ma poi qualcosa cambia e forse Lola, non c'aveva visto male quando aveva letto in quella donna un che di audace e avventuriero.
"Gentile signora Lola, lei sa che la sala d'esposizione è raggiungibile solo con un ascensore. Bene, ora provi ad immaginare che questo ascensore si bloccasse, che non funzionasse più. Cosa farebbe?"
"Signora Lola, lei sa che la capienza della sala è di sole 50 persone. Cosa farebbe se un visitatore insistesse esageratamente per entrare nella sala già piena?"
"E se invece un visitatore la trattasse male, se fosse veramente irritante?"

Lola allora, più che sconcertata e anche un poco spaventata, balbetta: "Mi scusi, ma devono succedere tutte a me?!"


No, non ho risposto così,  ma avrei tanto voluto. Ho sorriso, ho formulato delle risposte responsabili e competenti. Forse però per lavorare in un museo e fare attenzione che nessuno tocchi i quadri o se l'infili nella borsetta, qualche tocco di spirito avventuriero non guasta. Voi cosa dite, devo iniziare a mettere gli stivali da cowboy e guardare film di Clint Eastwood?

Lola :-)

giovedì 3 novembre 2011

Almeno...

Gentile Signora Lola, 
La invitiamo alla seduta informativa per la nostra mostra Chuacraty-collection. Oltre ad informazioni sul posto di lavoro e sulla collezione avrà la possibilità di presentarsi al nostro team. 
A presto,
Museo tal dei tali


Quando aveva 10 anni chiesero a Lola cosa volesse fare da grande, lei rispose la dottoressa. Quando aveva 14 anni chiesero a Lola cosa volesse fare da grande, lei rispose la pittrice. Quando aveva 18 anni chiesero a Lola cosa volesse fare da grande, lei rispose "sono già grande".
Sono ormai 6 anni che Lola risponde alla stessa maniera. Anche quest'estate quando le hanno chiesto cosa volesse fare da grande, lei si è fermata in mezzo alla strada per controllare in qualche vetrina la sua immagine riflessa, non sia mai che qualche qualche fiocco rosa le si sia incastrato in una ciocca di capelli. No tutto ok, sembri una ventiquatrenne. Ed ecco, dopo il dovuto controllo, che la stessa risposta viene pronunciata chiara ed altisonante: "Il problema è che sono già grande..."

Lola sta cercando in tutti modi di scoprire, quale potrebbe essere la risposta esatta a quella domanda. Ha mandato candidature a destra e a manca per chiarirlo. Vorrebbe poter dire "faccio l'archivista", oppure "lavoro in un museo", oppure "faccio la ricercatrice". Ma è così difficile? Lola non vuole di certo fare l'astronauta, la domatrice di leoni, la spazzacamina o il pagliaccio... anche se per l'ultima poco ci manca.

"Ragazze, ho ricevuto una mail da un museo al quale avevo mandato una mia candidatura. Mi hanno invitato ad una sessione dove potrò presentarmi!"
Ela e la sua sorella maggiore Cotlet fanno colazione di prima mattina e cercano di prendere parte a quella mia intensa euforia mattutina.

"Solo che non so... dovrò presentarmi e devo essere più brava degli altri candidati."
"Almeno ti hanno chiamato dai..."
"Solo che non so... il mio accento italiano potrebbe farmi perdere dei punti."
"Almeno padroneggi bene un'altra lingua nazionale, non è poco..."
"Solo che non so... cosa devo mettermi?"
"ma direi un pantolone-nonjeans e una camicia, ce l'hai?"
"no..."
"Allora comprali, cara."

"Solo che non so... se poi non mi prendono, ci rimango male."
"Beh cara Lola, almeno avrai fatto shopping!"


Lola non sa ancora quale sarà la risposta a quella odiosa domanda che la fa sembrare sempre e inesorabilmente bambina, ma sa che una sana dose di shopping, intanto che aspetta che qualcosa cambi, non guasta mai!

Un abbraccio,

Lola