giovedì 24 febbraio 2011

Il Righello

Le Funkfunk sono tornate in Funklandia, come la nostra cara Ela vi ha già comunicato. Il tempo è ostile, i professori sono pignoli e gli inquilini della Funkcasa impazziti. Siamo tornate quindi alla normalità.

Se non fosse che...
"Ragazze, oggi il mio massaggiatore-giapponese-shiatsu, nonché fautore di momenti idilliaci di relax mi ha detto una cosa...". Francis ci si rivolge con profonda preoccupazione. Quando con quell' espressione da "La pietà" di Michelangelo stampata in faccia riesce ad attirare la nostra attenzione, continua: "Beh mi ha detto che ho un collo lungo e una testa pesante. L'ho sempre saputo che c'era qualcosa che non andava... Io ho il collo da giraffa!". Eravamo indecise se cominciare subito a deriderla per bene o se cercare di capire fino a quanto fosse serio quel suo nuovo complesso, quel suo nuovo tarlo. Qualche secondo, quanto basta per costruire battute divertenti. Il tarlo sembra annegare tra risate e botta e risposta.

Se non fosse che...
"Ragazze, mi sono misurata il collo. Sono 12 cm. circa. Ela, vieni." Non avevamo più dubbi, il tarlo malefico aveva colpito più in profondità di quanto immaginavamo. Seria, la giraffa tarlata, si avvicina ad Ela. Un righello di 30 cm. in mano. Come un vampiro, con eleganza e concentrazione si appresta a catturare per sempre la misura del collo di Ela. Non riusciamo a dire nulla, in bilico tra l'incredulità e il riso, non sappiamo se cadere da una parte o dall'altra. "Ecco lo sapevo 10 cm! Io ho il collo lungo! Lola vieni!"
Ci misura tutte, e scopre che ha il collo più lungo tra le Funkfunk.
"Beh pensa positivo Francis, se diventassimo tutti erbivori, tu potresti cogliere più foglie dagli alberi no?" La battuta di Ela fa scuotere dal divertimento tutte noi, tranne Francis naturalmente. Decidiamo di passare al piano B: La razionalizzazione. "Francis hai vissuto con quel collo tutta la vita no?" Annuisce. "Non hai mai avuto problemi con quel collo, vero?" Annuisce. "Sei proporzionata, sei giusta, capito?" Annuisce ancora. Cominciamo allora a deridere ogni nostro difetto, inventato o reale. Il tarlo è stato sconfitto con la forza della ragione, evviva l'Illuminismo!

Se non fosse che...
Si è fatto tardi, ci prepariamo per andare a letto. Un "Buona notte" e ci infiliamo ognuna nella propria stanza. Ma, quando mi volto verso il mio letto, vedo Francis. Col righello in mano si misura il piede.

"Senti Lola, ma se il mio piede misura 25 cm., perché porto il 39? Significherà qualcosa?"


Lola :-)

martedì 22 febbraio 2011

Motivi per cui non doveva mancarmi Funklandia (quando ancora ero in vacanza)

-perché qui nevica e io voglio finalmente vedere i glicini sulle verande e sentirne il profumo
-perché il primo giorno di scuola avevo sei maledette ore di fila
-perché i professori si dimenticano l’importanza di quel quarto d’ora di pausa e semplicemente non la fanno
-perché mi hanno rubato l’ombrello (o magari l’ho dimenticato al gabinetto??) e fuori piovnevicava (neologismo funklandiano)
-perché ho gia troppe cose da fare e invece di farle così sto tranquilla scrivo post sul nostro blog
-perché anche le mie coinquiline hanno già tante cose da fare e quindi era meglio vederle in vacanza quando eravamo tutte più tranquille
-perché non ho voglia di cucinare alla sera
MA SOPRATTUTTO
-perché non voglio che Otello e Amleto muoianooooooooooooooooooooooooooooo
Un saluto da una dolceamara Ela :D

mercoledì 16 febbraio 2011

Motivi per cui può mancarti Funklandia

 Motivi per cui può mancarti Funklandia:

- Perché vorresti cucinare, cucinare solo per cucinare.
- Perché sei sola in camera e non senti Ela che suona la sua chitarra.
- Perché se in Ticino piove, pioverà per l'eternità.
- Perché hai appena saputo che il figlio di Mogol partecipa all'isola dei famosi. Ah e pure il pronipote di Garibaldi. Ma Berlusconi un viaggetto no?
- Perché qui ai saldi non compri niente.
- Perché Francis non bussa alla porta della tua stanza e Tiff non riempie il corridoio di profumo prima di uscire tutta sistemata.
- Perché vorresti dire ad Amleto e Otello (i nuovi cactus di casa Funkfunk) che purtroppo non sopravvivveranno.
- Perché essere studente è più facile quando da studenti sei circondato.
- Perché vuoi ritrovare l'altra parte di te che si è incastrata sotto al letto nell'appartamento di Funklandia e non esce più.
- Perché qui la gente non ti dice "Grüezi", anzi non ti saluta proprio.
- Perché quando entri nell'università di Funklandia, con le sue volte imponenti e il gioco di colori tra rosso porpora ed un panna elegante, un po' ti senti parte di qualcosa di grande.
- Perché Mr. Green e Asako, Sandokan e i ragazzi del primo piano qui non ci sono.

Perché poi quando sei in Funklandia, con il suo freddo e le sue parole intrecciate di suoni duri, poi il Ticino... ti manca.

Lola :-)

lunedì 14 febbraio 2011

Il momento. in cui. ho deciso. di prendermi. le mie responsabilità.

Dunque. Io ho deciso. Ho deciso di essere chiara. E tonda. Ho deciso che devo concentrarmi. Sull’essenziale. Devo essere precisa. Devo prendermi le mie responsabilità. Per questo faccio frasi corte. Si dice che frasi corte siano più precise. E chiare. Diventerò più matura, quindi. E per questo ho preso una decisione importante.
Li adotterò.
 Sì.
 È ora di fare questo passo.
Voglio fare del bene. Voglio dimostrare. A me stessa. Di essere in grado. Di fare questo. Voglio che questi poveri piccoli esserini soli al mondo ricevano una casa. Qualcuno che badi a loro. Sono sicura. La nostra dimora Funklandiana è il posto più giusto. Per vederli crescere. Maturare. Diventare adulti. E allora sì che potrò considerarmi soddisfatta. Allora l’amore scorrerà a fiotti. L’amore che ho dato a loro mi tornerà indietro. Tutto di un colpo. Di un colpo.

----- Ela ha preso una decisione. Contro ogni sua capacità di badare a una pianta (ci sono dei precedenti alquanto tragici), ha deciso di portarsi nell’appartamento di Funklandia due mini Cactus. Mini nel vero senso. Non superano i cinque centimetri di altezza. Ha dato loro dei nomi. Dei nomi importanti.
 Ela è felice di presentare a tutti Amleto e Otello. J
:D un sorriso mentadent dalla neo-mamma Ela

sabato 12 febbraio 2011

Mai prendere in giro i bambini. (Confucio)

Nella mia minuscola cameretta funklandese c’è un armadio stracolmo di cose. Soprattutto il fondo è stato maltrattato e riempito di cose pur di non vederle in giro sul pavimento. Ed ecco che proprio l’altro giorno mi capita per le mani una borsa che non ricordavo nemmeno più di avere. La svuoto. Nel senso che la giro e la strattono per far uscire i rifiuti che sono solita a lasciare nelle tasche di qualsiasi borsa. Mi aspetto cicche scadute (possono scadere le cicche?), fazzoletti usati (scusate per i dettagli), e invece… cade sul pavimento un sasso. Mmmm. Curioso. È allora che ricordo la storia del sasso che in effetti non è solo un sasso. Ma su di esso, un archeologo dilettante e immaginativo come me può ancora riconoscere un abbozzo di animale fossilizzato …
Stavo tornando a casa con la spesa. Mi piace camminare, così sono solita a trascinare a casa i sacchi pieni di cibo fino al nostro appartamento. Era un sabato mattina. Ed era una bella giornata primaverile.
Decido di prendere una strada diversa dal solito e passo per una via piena di palazzine e appartamenti dove abitano molte famiglie con molti bambini. Sul marciapiede, in lontananza, intravvedo due  bimbi che sembrano giocare con qualcosa. Ma avvicinandomi mi accorgo che mi stanno guardando, aspettando intrepidi che passi davanti a loro. Arrivo proprio vicino a loro e un bambino sparisce nel giardino. Quello un po’ più grandicello, invece, mi chiede se voglio comperare una delle sue pietre. Mi abbasso di due millimetri, tanto per mostrare interesse, e gli dico
Ooooooo wie schööööööööönnnn, li avete raccolti tutti voi? Ma che beeeeeeeellllllliiiiiii che sono. Purtroppo ho dimenticato i soldi a casa, ma se aspettate un attimo vado a prenderli e poi torno.
Il bambino, però, che era molto più furbo di me, puntualizza prontamente: jaja, alli säges esoooooo, tutti dicono così, ma poi mica tornano…
Acccccccccccccc…..
Accortami di essere stata sgamata in pieno, allora appoggio la spesa e mi metto a guardare i simil-fossili. E oramai decisa a comprare i sassi, pur di rimediare alla mia figuraccia, gli dico: scegline due, quelli più belli però, e dimmi quanto ti devo.
Ne sceglie due. Ancora adesso non ho capito che tipo di animale potrebbe essere stato fossilizzato in quel sasso…
2 franchi ciascuno. Ufff… penso, ecco mi sono fatta fregare da un bimbo.
Ma non era ancora finita.
Ad un tratto rispunta fuori il secondo bimbo, più piccolino. Si avvicina al grande che me lo presenta…
"Ecco, questo è il mio fratellino, lui vuole tutto quello che ho anche io, quindi adesso gli devi dare quattro franchi anche a lui."
"*ç"*%"ç&*ç%*ç%"%"!!!!!!!!!!!!
Morale: Mai prendere in giro i bambini, prima o poi (e nel mio caso era nell’immediato poi) torna tutto indietro.
Ela:)

mercoledì 9 febbraio 2011

Funklight

Avrebbe potuto essere una giornata come tante, se non per una strana luce dai toni scuri, filtrata dalle tende a righe della cucina. Lola, Francis e Tiff, fanno colazione insieme, come avrebbero fatto qualsiasi altra mattina. Ma c'è qualcosa di tetro e inquietante.

Ela entra in cucina, l'espressione leggermente sollevata alla vista di tutte le funkfunk riunite in una stanza. "Ragazze, vi devo parlare." Lola alza lo sguardo, se lo sentiva, sapeva che qualcosa sarebbe successo. Sperava solo non fosse tanto grave quanto temeva. Ela si siede al tavolo, seria e ferma.
"Cotlet mi ha chiamato. La visione è stata confermata. Stanno arrivando." Le funkfunk sussultano. Cotlet, la sorella maggiore di Ela, non sbagliava mai le sue premonizioni. È innegabile, la paura le ha colte e si presenta come un mattone dolorante alla bocca dello stomaco. Ma non abbasseranno lo sguardo, non lo faranno mai. Funklandia ha solo loro.
Francis si fa coraggio, vuole saperne di più. Avrebbero dovuto muoversi, la contea funklandese era discretamente distesa per richiedere la loro protezione repentina, bisognava organizzarsi per tempo. "Da dove vengono e  soprattutto di quali esseri si tratta?"
"Cotlet non è riuscita a vederlo, sa solo che sono creature invincibili e di forza leggendaria. Ora sta arrivando con i nostri. Non saremo in molti, ma dobbiamo prepararci. Dobbiamo prepararci a combattere fino all'ultima goccia di sangue!"

Lo scontro sarebbe avvenuto nella periferia funklandese, vicino al fiume, dove i loro odori si sarebbero mischiati insieme a quelli del muschio. Erano lì, le Funkfunk, pronte, con i pugni chiusi e lo sguardo verso l'orizzonte. Cotlet le precedeva di qualche passo, gli occhi chiusi per predire il punto d'attacco del nemico. Dietro di lei Ela, Lola, Francis e Tiff. Belle, forti, i capelli mossi dal vento.
"Stanno arrivando, siate pronti!" Cotlet apre gli occhi, con la mano aperta indica un punto della radura. Le Funkfunk si prepararono ognuna nella propria posizione d'attacco, il vento non smette di soffiargli contro. Si guardano l'un l'altra, sanno che si difenderanno a ogni costo. Non si legge paura nei loro sguardi ma solo consapevolezza, solo audacia. Distolgono lo sguardo da loro stesse e lo dirigono verso l'orizzonte, verso il loro nemico, il nemico di Funklandia.


Mentre aspettano l'attacco delle creature, improvvisamente, cominciano a cantare dei grilli. Il loro suono diviene sempre più forte ed insistente. Lola se ne accorge. È desolata, il suo telefonino si era messo a squillare proprio in quel momento. "Scusate ragazze, scusate, ora vedo chi è...". Estrae il telefonino dalle tasche dei jeans e legge sul display "sveglia", intorno tante campanelline.


"Ragazze, non ci crederete! Ho sognato che eravamo dei vampiri. Dovevamo proteggere Funklandia. C'era anche Cotlet. Eravamo delle vampire bellissime, forti e con i capelli mossi dal vento. "

"Eh sì invece di Twilight, facciamo Funklight!"


Lola :-)

lunedì 7 febbraio 2011

Non c'è phoblema - Maestho4

Entro in macchina, dopo il suo gentile invito ad accomodarmi. Da un'ora mastico una gomma americana in modo meccanico, ritmato, disciplinato direi. Le mani sudate continuano a muoversi dalle tasche della giacca in quelle dei pantaloni e viceversa. Gli occhi vigili, anzi iperattivi inquadrano con precisione l'arco visivo spostandosi su, giù, a destra e a sinistra.

No, la cocaina non centra. Sto andando a fare il mio esame di guida pratico. Per la precisione, il mio secondo esame pratico. Lui invece, il ghande Maestho, appena si siede sul sedile accanto al mio, scoppia in una risata portando indietro la testa per lasciare esplodere ancora meglio quei singhiozzi divertiti.
"Lola, ma sei phophio phophio phophio nehvosa!" Che acuta osservazione, non lo facevo così perspicace, penso sarcastica.
"Sì sono un po' agitata, spero proprio di farcela."
Lui allora, che non è mai stato un grande sostenitore, comincia a darmi insoliti incoraggiamenti: "Non c'è phoblèma Lola, non c'è phoblema! Sei sicuha, sai gestihe la macchina, quindi non c'è phoblema. Hicohda i punti base..." Mmmh fammi indovinare intende forse l'osservazione, il punto di contatto ed il centro del mio spazio, continuo ad essere sarcastica nel mio intimo.
"L'ossehvazione, numeho uno. Il contatto tha motohe e fhizione, numeho due. E il centho del tuo spazio, numeho the. Hai bisogno che te li hispieghi?".
"No, no, hicohdo ops ricordo benissimo".

Guido fino al posto d'esame, insieme a me arrivano altri ragazzi. In qualche modo ci assomigliamo tutti, tutti sembriamo dei fili elettrici pronti a fare scintille.
Prima di scendere dalla macchina, il Maestho si fa serio: "Alloha Lola, non c'è phoblema" se dice un'altra volta che non c'è problema mi faccio venire una crisi di nervi così sì che ci sarà il problema!
"Calma e guida senza phoblemi" mmmh crisi nevrotica in arrivo.
"Oha seguimi" Dove? Dove devo seguirlo? Mi accompagna nel covo degl'esaminatori, una specie di prefabbricato che consiste in un piccolo atrio, un bagno ed un ufficio dal contenuto oscuro. Aspettiamo fuori da quell'ufficio, aspettiamo il mio esaminatore. Mi sento nella tana del lupo, nel cuore della foresta, nella caverna del mostro.

L'esaminatore è in ritardo, così almeno ci dicono. Che faccia avrà il mio giudice? La risposta mi si presenta subito davanti. Un ometto piccolo sulla sessantina piena piena, il riporto in testa, i pochi capelli unti e lucenti, i baffi folti che sembrano farsi beffa dei capelli assenti. Poi un dettaglio, un mostruoso dettaglio. Gli occhiali grandi, due lenti fossili ereditate direttamente dagli anni 60. Sono sporchi, ricoperti di sporcizia sugli angoli, all'altezza delle viti. Forse rimasugli di scotch, ora ammuffiti. Guardo quel quadro di uomo di fronte a me e comincio a ripetere ossessivamente nella mia mente: "Non c'è phoblema, non c'è phoblema, non c'è phoblema!"

Sono terrorizzata da quell'ometto, tanto che avrei preferito il ciclope, il lupo o la strega di Hansel e Gretel! Ma il mio Maestho non si lascia sconvolgere. Gli porge la mano in maniera teatrale muovendola elegantemente verso di lui. E poi comincia a presentarmi, neanche fossi la regina d'Inghilterra. Gli racconta che sono una studentessa, che vivo a Funklandia, che sono piena di risorse e molto diligente. Esagera nel dipingermi, tanto da farmi sembrare Maria Teresa di Calcutta al volante. Il mio ghande Maestho riempie l'ometto di tante parole, se lo rigira, se lo lavora con professionalità. Conclude solo quando l'esaminatore gli fa capire che non ne può più. "Beh alloha buona fohtuna, segui puhe l'esaminatohe in macchina".
L'ometto mi precede, io mi giro a guardare il Maestho, lo vedo pronunciare in labbiale "Non c'è phoblema" concludendo con un occhiolino.

L'esaminatore mi porta in giro senza fiatare. Serio e sporco mi da le indicanzioni necessarie. Ha un accento ticinese forte, tipico delle valli. Mi porta per strade strette, autostrade, mi fa posteggiare, indietreggiare e poi mi riporta indietro dopo 45 minuti. Mi fermo e aspetto la sentenza di quell'ometto. Lui sbuffa e comincia con un esitante "Ehhhhhh", poi "Ehhhh boooom", e dopo sbuffa ancora.
"Signorina," mi dice "un zicchinin mei nééé!" Avrei dovuto guidare un attimino meglio, temo il peggio. Mi ridà il mio patentino sul quale leggo lentamente: "Promossa".

Il ghande Maestho mi aspetta fuori dalla macchina, mi riempie nuovamente di occhiolini mentre parla con l'esaminatore. Poi mi viene incontro:

"Bhava, bhava! te l'avevo detto che non c'eha phoblema!"


Lola :-)
Eccovi l'ultimo post sul bizzarro, odioso e allo stesso tempo incredibilmente affascinante Maestho.

mercoledì 2 febbraio 2011

La fhizione, una stohia d'amohe - Il Maestho3

Le Funkfunk sono studentesse universitarie. Sanno come sopravvivere ad una lezione filosofica, sanno precisamente quale metodo d'apprendimento adottare per immagazzinare più informazioni e riuscire in un esame, sanno come scrivere una ricerca scientifica, sanno come pensare, mangiare, dormire, respirare da studenti,... Essere studenti è una cosa che s'impara col tempo ma, quando ne hai compreso la formula, vai avanti grazie ad un moto automatico.
È così che la pensavo prima di diventare, oltre ad una studentessa funklandese, un'allieva conducente. Così pensavo prima di conoscere il mio folle maestro di guida, il ghande Maestho. Quale presunzione la mia!

"Alloha Lola, dimmi puhe come va?"
"Ma bene grazie, ce la sto mettendo tutta."
"Bene bene, ma c'è tempo. Ti dissi che vado in vacanza?"
L'uso continuo del passato remoto mi ricorda le sue origini nel profondo sud italiano. Devo rispondere che sì mi "disse" che sarebbe andato in vacanza. Ma mi colpisce l'altra parte della frase, "c'è tèmpo", pronunciata con quelle "è" aperte che ancora una volta tradiscono la sua provenienza e a volte anche la mia.
"Guardi che non ho ancora molto tempo, l'esame è sabato." Rispondo molto gentilmente e tralasciando rimproveri che avrebbero potuto suonare all'incirca così: "Caro signore bizzarro che da un mese mi scorazza in giro in questo macchinino tutto dipinto di segnali che indicano la conduzione di un'allievo, caro signore eclettico che mi ha fatto soffrire di mal di testa per la dura interpretazione delle sue asserzioni new age sulla filosofia di guida, caro signore dalla "r" assente che ho pagato caramente, mi dica lei se è possibile che si sia dimenticato la data d'esame, che le ho ricordato fino alla nausea?!"

Il Maestho, con eleganza, con compostezza, con nonchalance, finge di essere stato vittima di una perdita improvvisa della memoria, ora miracolosamente ritrovata. Dopo questo disguido cominciamo il nostro giro per vie e viottoli, strade e autostrade.

"Cosa sono questi colpi, questi uhti!"
"Non so..."
"Alloha, alloha, Lola fehmati! Ne dobbiamo confehihe..." Ho sbagliato qualcosa, qualcosa che sembra averlo offeso. Dobbiamo conferire sul mio errore, ma cosa mai avrò fatto per indignarlo in questo modo?
"Lola, tu devi ascoltahe la fhizione, capisci?"
"La cosa?"
"La fhi-zio-ne!" scandisce lui.
"Ti spiego, esiste un punto di contatto tha la fhizione e il motohe" Mentre dice questa frase prende le sue mani, le alza in bella vista e le intreccia una nell'altra. Comincio a capire cosa intende per contatto.
"Lola vedi, è un accoppiamento!" Rifà il gesto di intrecciare le mani in segno di preghiera, anche se la preghiera centra ben poco.
"La fhizione deve ahivahe al punto di contatto e poi dopo accoppiamento. Contatto-accoppiamento, contatto-accoppiamento, capisci?" Perplessa alzo le mani e ancora una volta partecipo ad una pazzia consigliatami dal mio Maestho. Intreccio le mani e le separo per poi intrecciarle ancora. Immagino una storia d'amore tra la frizione e il motore.
"Bene Lola. Tu invece, peh contho, sai cosa fai?"
Io ancora presa dalla poesia di quell'insegnamento: "Cosa faccio?"
"Questo!" Prende le mani e le batte insieme con forza! PLACK! PLACK!
"Capisci cosa intendo, caha Lola, la fhizione non deve uhtahe, deve accoppiahsi?"
Capivo, capivo benissimo. Mi ero presa un infarto. La bocca asciutta, la lingua appiccicata al palato non riesce nell'abbozzo di nessuna parola o sillaba. Faccio di sì con la testa, sorrido nevroticamente e mi rimetto in carreggiata.


Quale presunzione la mia... Quella di credere che essere studenti s'impara col tempo, che diventa poi un'arma da utilizzare in ogni occasione senza difficoltà. Ma alla storia d'amore della "fhizione" io proprio non c'ero preparata.

Lola :-)